ASSOCIAZIONE MEDICA

Il Punto su:

“Lo sprezzo delle regole rischia di aggravare il bilancio del terremoto”.

Questa frase è stata pronunciata dal Presidente Napolitano a Castel Porziano, pregiata residenza distensiva dei Presidenti della Repubblica Italiana, ove ha ricevuto, tra l’altro, una delegazione di Francescani riunitisi a Roma per celebrare l’ottocentesimo anniversario della Regola dell’Ordine.

Sappiamo bene tutti che il sisma del 6 aprile in Abruzzo è stato caratterizzato da una enormità di danni al patrimonio edilizio, artistico e culturale della Regione. Nonostante l’intensità e l’estensione della catastrofe non sono mancati segni positivi che segnano una differenza con l’analoga sciagura, a tutti noi ben presente nella mente e nel cuore, che colpì l’Irpinia il 23 novembre del 1980. Allora tutti noi eravamo poco più che adolescenti e nella foga del nostro entusiasmo ci prodigammo a che facessimo qualcosa; il sottoscritto il 26 giunse a San Mango sul Calore, dirottato da Conza della Campania “perché i morti non hanno bisogno di nulla” mi dissero, e fino a poco fa ha conservato il ringraziamento scritto ricevuto dal Sindaco perché eravamo stati i primi a scaricare viveri, coperte, indumenti.

Fortunatamente per l’Abruzzo non si è aspettato l’improvvisazione della generosità dei singoli: la complessa macchina della Protezione Civile è stata tempestiva, efficace e significativamente “cresciuta” in capacità e attività. Certo le occasioni di polemica sterile si trovano sempre e, pur trincerandosi dietro la libertà di stampa, c’è sempre qualcuno che trova il modo di criticare e annullare quanto di bene si possa fare. Ma questo è un altro discorso!

D’altra parte le immagini televisive, gli articoli di giornale non hanno mai smesso di sottolineare la generosità dei volontari e la solidale comunione che si è creata col popolo abruzzese.

Dicevo della frase del Presidente Napolitano. Nei tantissimi (troppi!) commenti che si sono succeduti, ho notato delle (volute?) astensioni di pensiero. Mi spiego. Il disprezzo delle regole è solo e soltanto la non osservanza di regole specifiche, nel senso che in una determinata costruzione edile deve esserci un determinato quantitativo di cemento, di ferro e quant’altro indispensabile a soddisfare il tecnicismo dell’opera, o forse il Presidente voleva intendere altro?

Forse nel definire “Regole” il Presidente voleva che si facesse il punto su “Valori”?

E dire “Valori” è forse lo stesso che dire “ Rispetto”? Rispetto per le persone, per la propria professionalità, per la Comunità Civile, per se stessi affinché non ci sentiamo legati solo ed esclusivamente al profitto economico personale che, non può essere diversamente, è tanto più elevato quanto più è frutto di un danno ad altri.

Allora, forse, “sprezzo delle regole, letto come “recupero di valori” vuol dire recuperare il senso dell’onestà che non significa solo non rubare o non frodare, vuol dire recuperare il senso di un’etica, che non vuol dire non essere scostumati, bensì vuol dire recuperare il senso di una moralità che non vuol dire non essere libertini. Vorrà dire avere un comportamento lineare e corretto, coerente con quanto la mia deontologia professionale e la mia condotta di uomo mi impongono non solo nell’ambito professionale e familiare; vorrà dire assumere una responsabilità sociale che non può rifugiarsi nella logica dell’unica noce nel sacco: “tenere le mani in tasca significa non sporcarsele” diceva un illustre sociologo contemporaneo, e questo vuol dire che dal proprio ambito, ristretto, singolare, personale, può cominciare una piccola, grande rivoluzione: io posso cambiare il mondo se cambio dentro di me.

In margine mi sia concesso di trovare, e di offrire, un conforto. Nel 1200 un giovane affascinante, ricco, benestante, gaudente capì che poteva fare qualcosa di utile per gli uomini: cominciò da solo ed oggi, ad ottocento anni di distanza i Suoi seguaci sono ancora capaci di offrire una spalla al mondo e agli uomini per costruire, attraverso una rivoluzione “particolare” (basta guardare la storia!) un recupero di valori.

Quest’uomo si chiamava Giovanni di Bernardone, nacque ad Assisi ed è conosciuto come Francesco d’Assisi!

di Antonio Ambrosanio