ASSOCIAZIONE MEDICA
Il Punto su:
“Dutto’ ma è sulo ‘na ricetta”
Ricevo una confidenza da un Medico e ne faccio una riflessione che offro a tutti perché potremmo essere ciascuno di noi chiamati in causa, se non legale ma di coscienza. Il fatto è questo, statemi a sentire….!
Viene una ragazza con uno scatolo di pillole che la farmacia ha anticipato (usanza barbara, illegale e contro producente!) “Dottore mi dovete fare la ricetta di queste pillole perché le ho pagate e la farmacia ha detto che mi rimborsa” Il mio amico medico digita sul computer la scheda della giovane paziente, prepara la prescrizione ma si ferma: guarda bene lo scatolo azzurrino, fissa la sua attenzione sul nome commerciale e si ferma…Si accorge che si tratta di una di quelle pillole che impediscono l’impianto dell’ovulo fecondato; è la “pillola del giorno dopo”.
Ha un sussulto, la sua paziente è sposata, le spiega a cosa serve, ma lei lo sa già e le spiega che è obiettore di coscienza per cui non gli prescrive la desiderata pillola che le avrebbe tolto ansia, preoccupazione e liberata dal pericolo di un “incidente di percorso”. Si apre una discussione che sbotta nella frase “Duttò, ma è sulo ‘na ricetta, che ve ne importa, voi non c’azzeccate con i fatti miei”. Questa è la mentalità che regna: il medico non c’azzecca con i fatti della paziente, con la sua coscienza, non è arbitro e strumento di scelte che condizionano la coscienza….Ma il medico ha anche lui una coscienza, prescrive secondo scienza e coscienza, e se è “colui che introduce una sostanza che non conosce in un organismo che conosce ancora meno”, sa che la sua coscienza gli rimorde per l’effetto che quella pilloletta può avere su un piccolissimo agglomerato di cellule che ha in sé la magia e il miracolo della vita.
Allora non è solo un problema di ricetta, non è solo un problema di semplice prescrizione: scendere a patti con la coscienza non paga. Mai. Certo siamo diventati leggeri su certi argomenti, superficiali, forse anche ignoranti perché i problemi che riguardano l’etica, la coscienza sono diventati problemi politici (chi non ricorda il dramma di Eliana, di Welby e così via…) ma non sempre ciò che è permesso è lecito.
Lo stesso medico mi ha raccontato che sta seguendo una ottantaquattrenne dimessa dall’ospedale con grave ictus cerebrale, intrattabile: è in coma vegetativo, i familiari non hanno voluto “staccare la spina”; è a letto, ma sono stati attivati tutti i presidi che una ricetta (anche in quel caso!) permette: il letto ad acqua, l’assistenza alimentare con sondino, consulenze domiciliari di specialisti, ma soprattutto il controllo quasi quotidiano del medico e l’assistenza amorevole dei parenti (non lo fanno per motivi economici!). E tutto questo grazie ad una ricetta. Dietro una semplice ricetta c’è sempre una scelta di coscienza rispettosa di un etica che forse si sta perdendo, ma chi chiede una ricetta ha la stessa conoscenza che ci può essere un’ etica nel chiederla e nel rifiutarla? A ciascuno di noi è capitato di farsi prescrivere quel noto antinfiammatorio approfittando della esenzione della nonna: E’ etico? E’ giusto? E’ moralmente accettabile?
Alla prossima
Ginepro